domenica 12 settembre 2010
io, prof. precario nella scuola triste
il Trentino, 10 settembre 2010
Caro direttore, in occasione dell’inizio dell’anno scolastico vorrei raccontarle una storia. Vera. C’è un professore trentino, precario, che ha poco più di trent’anni. Possiede due lauree e una specializzazione. E’ inoltre abilitato alla professione e in nove anni si è trovato a insegnare a molte persone: dai figli disperati della Trento bene dei centri di recupero anni scolastici, fino ai liceali di alta montagna. Pur di rispettare la continuità didattica e non penalizzare la “sua” classe, qualche anno fa ha rinunciato ad una cattedra che gli avrebbe consentito di fare un balzo in avanti in graduatoria. Perché crede che il rispetto verso gli studenti valga più dell’interesse economico personale. In questi anni non ha mai ricevuto un richiamo, a fronte di molti complimenti. Ma adesso ha minime possibilità di lavorare.
Quel professore, se incontrasse il governatore Dellai e l’assessore Dalmaso, chiederebbe loro quale presunzione li abbia portati a spacciare per “riforma scolastica” qualche misera norma che alla fine ha soltanto tagliato ore e cattedre e che non ha minimamente scalfito l’impianto vecchio e vetusto della scuola. Chiederebbe loro, inoltre, se si sentono orgogliosi di essere complici di una scuola che assomiglia sempre più ad centro di rieducazione, dove ci si stringe quasi in trenta in una classe e dove è difficile lavorare sulla qualità, perché per farlo bisognerebbe spendere e non tagliare sul personale.
Quel professore, se incontrasse i rappresentanti sindacali, chiederebbe loro perché abbiano abbandonato i precari al loro destino e perché non si siano mai impegnati per costruire un sistema che privilegi il merito, invece della piatta anzianità.
Quel professore, se incontrasse i propri colleghi di ruolo, chiederebbe loro cosa li porti, come avidi sciacalli, ad accettare carichi di orari superiori alla norma, penalizzando di fatto i precari, per poi piangere lacrime di coccodrillo e stringere mani di circostanza.
Quel professore, se incontrasse alcuni colleghi precari, chiederebbe loro per quale ragione si prestino a pagare corsi farsa di (presunto) aggiornamento, solo per avere qualche punto in più in graduatoria e condannare all’inferno chi, eticamente, non accetta di comprarsi i titoli.
Quel professore, se incontrasse i genitori degli studenti, chiederebbe loro per quale motivo non facciano obiezione di coscienza, rifiutandosi di iscrivere i propri figli ad una scuola che tira a campare, che non investe nella qualità (umana), ma è lasciata tristemente al suo destino.
Quel professore, se incontrasse il cosiddetto uomo della strada, gli chiederebbe conto del suo qualunquismo per cui gli insegnanti sono tutti dei “fancazzisti” e lo inviterebbe a riflettere che i danni di un sistema scolastico precario alla fine li paga lui, tramite i suoi figli.
Quel professore, se incontrasse alcuni giovani appena diplomatisi e desiderosi di iscriversi all’università, chiederebbe loro se valga la pena studiare in un Paese che non merita gente acculturata, ma solo utili idioti.
Quel professore, se incontrasse i suoi vecchi studenti, non porrebbe loro alcuna domanda. Anzi, li inviterebbe a farne, e tante. Finché qualcuno non risponderà.
Quel professore, come tanti altri, rischia di non poter più svolgere il lavoro per cui si è preparato e nel quale riesce bene, perché, da noi, i meriti non contano e i soldi si investono soltanto nei mattoni degli amici o dei grandi elettori.
Quel professore (che sono io) ha ancora una domanda da rivolgere a tutti: è giusto?
domenica 22 agosto 2010
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: paragoni impropri: rifacciamo i conti?
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: paragoni impropri: rifacciamo i conti?: "Scuola e convocazioni, pressing della Cgil L'adige, 22/08/2010 08:42 TRENTO - «Se la necessità è quella di coprire il maggior numero di p..."
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: onda rossa
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: onda rossa: "Se non vuoi rischiare di rimanere senza... prenota la tua maglietta: Clicca QUI oppure copia sul tuo browser questo indirizzo: https://..."
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: caos
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: caos: "Assegnazione cattedre, a scuola è un vero caos L'adige, 21/08/2010 08:26 TRENTO - La mattinata negli uffici ai piani alti dell'assessorato a..."
sabato 21 agosto 2010
venerdì 20 agosto 2010
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: Una maglietta rossa contro la precarietà
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: Una maglietta rossa contro la precarietà: "Su l'Adige di oggi, a pag 25 un servizio sulla nostra iniziativa delle magliette. ecco qui il testo originale:
Sono in corso presso la Sovrintendenza scolastica, le convocazioni per le assunzioni a tempo determinato: anche quest'anno, a pochi giorni dall'inizio delle lezioni, il sistema scolastico - nazionale e trentino – ricorre alla paziente disponibilità dei precari per coprire la cronica carenza di personale.
Sono in corso presso la Sovrintendenza scolastica, le convocazioni per le assunzioni a tempo determinato: anche quest'anno, a pochi giorni dall'inizio delle lezioni, il sistema scolastico - nazionale e trentino – ricorre alla paziente disponibilità dei precari per coprire la cronica carenza di personale.
In uno stanzone di via Gilli, centinaia di docenti aspettano il proprio turno, sperando di poter accedere a una delle cattedre disponibili: da anni partecipano a questa sorta di mercato del bestiame, rassegnati, disgustati, incazzati, animati dalla speranza di vedere riconosciuta con un'assunzione a tempo indeterminato, un giorno chissà quando, la loro dignità professionale e umana.
E' notizia di questi giorni che in Italia ci saranno 10.000 nuove assunzioni: pochissime, se si pensa che due anni fa furono 50.000. Una goccia nel mare, se si pensa ai 300.000 precari e agli 80.000 posti vacanti. Ma almeno è qualcosa, rispetto al Trentino: infatti nella ricca autonomia nostrana non ci sarà nessuna immissione in ruolo quest'anno. Come mai Signora Dalmaso? Forse che l'Assessore ha finalmente capito che la sua riforma produrrà nei prossimi anni un drastico ridimensionamento del personale della scuola? O è ancora convinta del contrario e si vuole soltanto togliere un sassolino dalla scarpa nei confronti dei docenti che hanno criticato la sua iniziativa innovativa?
E' notizia di questi giorni che in Italia ci saranno 10.000 nuove assunzioni: pochissime, se si pensa che due anni fa furono 50.000. Una goccia nel mare, se si pensa ai 300.000 precari e agli 80.000 posti vacanti. Ma almeno è qualcosa, rispetto al Trentino: infatti nella ricca autonomia nostrana non ci sarà nessuna immissione in ruolo quest'anno. Come mai Signora Dalmaso? Forse che l'Assessore ha finalmente capito che la sua riforma produrrà nei prossimi anni un drastico ridimensionamento del personale della scuola? O è ancora convinta del contrario e si vuole soltanto togliere un sassolino dalla scarpa nei confronti dei docenti che hanno criticato la sua iniziativa innovativa?
La scusa ufficiale è quella dell'incertezza gettata sulle graduatorie dalla sentenza del TAR di Trento, che ha giustamente bocciato il provvedimento con cui la Giunta voleva attribuire ben 40 punti di bonus a chiunque avesse insegnato in Trentino (anche nelle scuole private e paritarie) per tre anni consecutivi: un sistema spacciato per garanzia della continuità didattica, ma evidentemente architettato soltanto per favorire gli amici degli amici, in barba alla Costituzione della Repubblica.
L'impasse non ha tuttavia bloccato ben 16 “passaggi di ruolo”, (i trasferimenti di docenti già di ruolo, da un ordine di scuola o da una classe di concorso ad un'altra): secondo la normativa vigente, tuttavia, questi passaggi non possono superare il 25% delle nuove assunzioni. Dunque l'Assessore, per rispettare la Legge, dovrebbe dirci quando assumerà i 48 precari che ne hanno così acquisito il diritto.
Sullo sfondo di questa scena tragica resta un panorama deprimente, punteggiato da questioni di assoluto rilievo, alle quali, da anni, il Ministero, come la Giunta, fingono di rispondere con tanti bei discorsi sulla meritocrazia e sulla centralità della scuola, di fatto invece seguendo una politica che ha ulteriormente impoverito la scuola pubblica, abbassato il livello della preparazione degli studenti, umiliato e precarizzato il lavoro degli insegnanti.
L'impasse non ha tuttavia bloccato ben 16 “passaggi di ruolo”, (i trasferimenti di docenti già di ruolo, da un ordine di scuola o da una classe di concorso ad un'altra): secondo la normativa vigente, tuttavia, questi passaggi non possono superare il 25% delle nuove assunzioni. Dunque l'Assessore, per rispettare la Legge, dovrebbe dirci quando assumerà i 48 precari che ne hanno così acquisito il diritto.
Sullo sfondo di questa scena tragica resta un panorama deprimente, punteggiato da questioni di assoluto rilievo, alle quali, da anni, il Ministero, come la Giunta, fingono di rispondere con tanti bei discorsi sulla meritocrazia e sulla centralità della scuola, di fatto invece seguendo una politica che ha ulteriormente impoverito la scuola pubblica, abbassato il livello della preparazione degli studenti, umiliato e precarizzato il lavoro degli insegnanti.
Gli Stati Generali della Scuola Trentina continuano a denunciare questa situazione, assurda da qualsiasi punto di vista, scientifico, pedagogico, economico e sociale: per manifestare il profondo dissenso nei confronti di questa miope politica scolastica stanno distribuendo le loro magliette rosse, da cui un fantasma arrabbiato ricorda che “L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Non sulla precarietà”. Dalmaso, se ci sei, batti un colpo!
Nicola Zuin e Alessandro Genovese – Stati Generali della Scuola Trentina
mercoledì 18 agosto 2010
venerdì 13 agosto 2010
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: calendario
Gli Stati Generali Della Scuola Trentina: calendario: "finalmente su vivoscuola il calendario delle convocazioni!
Magliette
Eccole!
sono arrivate le magliette degli Stati Generali!
Rosse fiammanti e incazzate com'è giusto.
Dedicate in particolare a noi precari, sono INDISPENSABILI nei giorni delle prossime convocazioni.
Prenotate subito la vostra.
sono arrivate le magliette degli Stati Generali!
Rosse fiammanti e incazzate com'è giusto.
Dedicate in particolare a noi precari, sono INDISPENSABILI nei giorni delle prossime convocazioni.
Prenotate subito la vostra.
sabato 7 agosto 2010
NO alle cattedre con più di 18 ore!!!
da il fatto quotidiano, blog di Luciano Lanza
Unicobas scuola chiama alla mobilitazione contro la riforma Gelmini
La prossima lotta di docenti di ruolo e precari delle scuole superiori
Da settembre la scuola vivrà gli effetti della «riforma» Gelmini anche nell’istruzione secondaria superiore. L’impianto è costruito sull’ennesimo, spaventoso minimalismo culturale: il monte ore verrà ridotto ovunque, il liceo Scientifico prevalente sarà privo del latino, gli istituti Tecnici subiranno la drastica riduzione del lavoro di laboratorio, i Professionali s’avviano a diventare copie (regionalizzate) dei centri di formazione sottoposti ai non certo disinteressati diktat dell’impresa; l’ultimo anno d’obbligo potrà essere svolto nell’apprendistato; per «riciclare» gli insegnanti in esubero, le classi di concorso sono state riviste e molte materie importanti verranno coperte da personale privo di titolo specifico.
Ma non saranno soltanto docenti, programmi e alunni a farne le spese: è il momento del sacrificio dei 60 mila precari che hanno occupato sinora quelle cattedre vacanti sulle quali non s’era proceduto a collocare (come di dovere) personale stabile. Siamo arrivati alla soluzione finale. Gli insegnanti «a tempo determinato» non solo dovranno dire addio a ogni speranza d’assunzione: quest’anno solo pochissimi di loro godranno persino del «canonico» incarico annuale. Infatti, come se non bastasse, gli Uffici scolastici provinciali offriranno per lo più cattedre a 24 ore, sia al personale di ruolo sia agli incaricati annuali, infischiandosene del limite del contratto nazionale di lavoro fissato a 18.
Per questi motivi il PUMA (Precari Unicobas Movimento Autogestito), a partire dalle convocazioni di fine agosto, intraprende una campagna nazionale di rifiuto delle cattedre superiori a 18 ore, coinvolgendo sia i docenti di ruolo sia gli insegnanti precari.
In particolare, i precari costruiranno un fronte comune (che l’Unicobas auspica s’allarghi a tutti i coordinamenti e le sigle sindacali che non accettano la manovra). Accetteranno le cattedre più consone e, nel caso in cui superino le 18 ore, rivendicheranno il diritto, sancito dall’articolo 28 del contratto nazionale, a non svolgere un orario maggiorato di insegnamento (retribuito peraltro con una mancia!). Nessuno può obbligare i lavoratori della scuola, che siano precari o di ruolo, a forme di straordinario obbligatorio, e l’opzione zero sulle ore aggiuntive verrà garantita dall’opera di patrocinio degli uffici legali del sindacato.
In questo modo gli Uffici scolastici provinciali saranno costretti a chiedere al ministero dell’Istruzione un’integrazione di organico, si libereranno altri posti per i colleghi rimasti senza lavoro e, riaprendo dall’inizio dell’anno scolastico il fronte del dissenso, si avranno maggiori garanzie per il futuro della scuola pubblica.
Stefano d’Errico (segretario nazionale dell’Unicobas Scuola)
Unicobas scuola chiama alla mobilitazione contro la riforma Gelmini
La prossima lotta di docenti di ruolo e precari delle scuole superiori
Lo scorso anno scolastico è stata la volta delle Elementari e delle Medie. Il governo delle “tre i” ha tagliato decine di migliaia di cattedre e posti di ausiliari ed amministrativi, facendo quasi sparire il bilinguismo e l’informatica dalla Secondaria di primo grado. Con la medesima operazione il ministro unico Giulio Tremonti e la sua squadra d’appoggio hanno mandato in tilt quella che l’Ocse considerava (per qualità) la sesta scuola del pianeta, la Primaria italiana, ridotta a non avere più copresenze (per il recupero dello svantaggio) fra i docenti, «spalmati» anche su dieci classi (alla faccia del «maestro prevalente») e con un tempo pieno residuale snaturato nella sua tradizionale unitarietà didattica e in quantità non confacente alle crescenti richieste delle famiglie. E dai tempi di Letizia Moratti il programma di storia in quinta elementare si ferma alla fine dell’impero romano, per rimanere due-tre anni sull’età delle caverne… Vagli poi a parlare della giornata della memoria! Il tutto grazie anche a un centro-sinistra che ha colpevolmente lasciato intonse le modifiche retrive della prime cervellotiche avances berlusconiane sull’organizzazione nazionale dell’educazione. Ma era solo l’inizio.
Ma non saranno soltanto docenti, programmi e alunni a farne le spese: è il momento del sacrificio dei 60 mila precari che hanno occupato sinora quelle cattedre vacanti sulle quali non s’era proceduto a collocare (come di dovere) personale stabile. Siamo arrivati alla soluzione finale. Gli insegnanti «a tempo determinato» non solo dovranno dire addio a ogni speranza d’assunzione: quest’anno solo pochissimi di loro godranno persino del «canonico» incarico annuale. Infatti, come se non bastasse, gli Uffici scolastici provinciali offriranno per lo più cattedre a 24 ore, sia al personale di ruolo sia agli incaricati annuali, infischiandosene del limite del contratto nazionale di lavoro fissato a 18.
Per questi motivi il PUMA (Precari Unicobas Movimento Autogestito), a partire dalle convocazioni di fine agosto, intraprende una campagna nazionale di rifiuto delle cattedre superiori a 18 ore, coinvolgendo sia i docenti di ruolo sia gli insegnanti precari.
In particolare, i precari costruiranno un fronte comune (che l’Unicobas auspica s’allarghi a tutti i coordinamenti e le sigle sindacali che non accettano la manovra). Accetteranno le cattedre più consone e, nel caso in cui superino le 18 ore, rivendicheranno il diritto, sancito dall’articolo 28 del contratto nazionale, a non svolgere un orario maggiorato di insegnamento (retribuito peraltro con una mancia!). Nessuno può obbligare i lavoratori della scuola, che siano precari o di ruolo, a forme di straordinario obbligatorio, e l’opzione zero sulle ore aggiuntive verrà garantita dall’opera di patrocinio degli uffici legali del sindacato.
In questo modo gli Uffici scolastici provinciali saranno costretti a chiedere al ministero dell’Istruzione un’integrazione di organico, si libereranno altri posti per i colleghi rimasti senza lavoro e, riaprendo dall’inizio dell’anno scolastico il fronte del dissenso, si avranno maggiori garanzie per il futuro della scuola pubblica.
Stefano d’Errico (segretario nazionale dell’Unicobas Scuola)
domenica 27 giugno 2010
il TAR sospende le graduatorie.
il Trentino, 27.06.2010
Scuola: il Tar di Trento sospende
le graduatorie provinciali
L’ordinanza blocca, di fatto, le graduatorie e l’assessorato all’istruzione potrebbe vedersi costretto a rispolverare quelle vecchie in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale. Il ricorso è stato presentato da Flavia Chiaro, insegnante alle scuole elementari
TRENTO. La scuola trentina è a rischio caos. Il Tar di Trento, infatti, ha accolto il ricorso di una insegnante elementare contro le nuove graduatorie della Provincia che privilegerebbero i trentini. L’ordinanza blocca, di fatto, le graduatorie e l’assessorato all’istruzione potrebbe vedersi costretto a rispolverare quelle vecchie in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale.Il ricorso è stato presentato da Flavia Chiaro, insegnate alle scuole elementari e rappresentata dall’avvocato Andrea Maria Valorsi, che a causa dei nuovi criteri per le graduatorie si è vista scavalcare da 82 colleghi. La Provincia, infatti, ha inserito 40 punti per quegli insegnanti che lavorano da più di 3 anni in Trentino. Una discriminazione secondo l’insegnante che ha deciso di rivolgersi al Tar di Trento contro la Provincia. Giovedì il tribunale amministrativo si è espresso accogliendo la richiesta di sospensione delle nuove graduatorie poiché avrebbe riscontrato una «fondata illegittimità» in relazione al “bonus” legato all’a nzianità di servizio in provincia di Trento. Il consiglio, presieduto da Francesco Mariuzzo, ha deciso di sospendere l’a deguameneto delle graduatorie anche perché, nel giro di pochi giorni, sarebbero diventate ufficiali per volontà della giunta. Quest’ordindanza, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale (che però non arriverà in tempi brevi), cambia decisamente le carte in tavola alla Provincia. I legali si sono messi immediatamente al lavoro per trovare la soluzione più idonea. È molto probabile, però, che siano ripristinate le graduatorie preesistenti per permettere il regolare inizio dell’ano scolastico e l’assegnazione delle cattedre ai docenti.L’assessore provinciale all’istruzione, Marta Dalmaso, una volta appresa la notizia della sentenza ha fatto sapere che «le sentenze vanno rispettate in ogni caso», ma ha anche colto l’occasione per esprimere preoccupazione e rammarico. «Anche in questo caso - ha commentato - si nota come nel mondo della scuola siano tutelati gli interessi di tutti, tranne quelli degli studenti. La nostra intenzione con le nuove graduatorie era quella di favorire la qualità e la continuità dell’istruzione nel sistema trentino. Alla luce di questa sentenza vedremo di trovare la soluzione migliore evitando disagi e garantendo il regolare avvio del prossimo anno scolastico. Intanto - ha concluso - attendiamo con serenità la sentenza della Corte Costituzionale». La prossima settimana sono stati convocati i sindacati.
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giovedì 17 giugno 2010
graduatorie
SONO USCITE LE GRADUATORIE!!!!
tutte piene di regalini da quaranta punti.
Siete contenti? siete incazzati?
avete scalato la montagna o siete rovinati verso il fondo?
raccontateci cosa è successo nelle vostre classi di concorso.
giovedì 27 maggio 2010
corsi e ricorsi
Ieri sera, presso la sala circoscrizionale S. Giuseppe-S. Chiara di Trento si è svolta l'assemblea degli Stati Generali della Scuola Trentina, alla presenza del Coordinamento e dei delegati nelle scuole.
Primo punto all'ordine del giorno è stata la "presentazione del conto" all'Assessore Dalmaso: nell'ultima fase del processo riformatore della scuola provinciale - quando i collegi docenti sono stati chiamati a decidere se approvare o meno la cosiddetta "iniziativa innovativa" (la questione passata alle cronache come la scelta delle ore da 50 o 60 minuti) - quasi 1600 insegnanti su circa 2200 hanno rifiutato la proposta provinciale, votando a favore dei 60 minuti, astenendosi o votando contro entrambe le opzioni oppure abbandonando l’aula al momento della votazione.
Guardando alle scuole, soltanto 7 istituti su 27 hanno condiviso la proposta Dalmaso, approvata poi, attraverso la subdola formula del «silenzio-assenso» e con una manciata di voti, in altri 6 collegi in cui ha prevalso l’astensione.
Oltre settecento insegnanti hanno sottoscritto le mozioni degli Stati Generali, che hanno denunciato la sostanziale mancanza di alternativa e la forma ricattatoria della proposta della Giunta, la quale, per convincere gli insegnanti ad appoggiare il proprio progetto, non ha esitato a minacciare il taglio di 200 posti di lavoro.
Gli Stati Generali annunciano che nei prossimi giorni questi dati e queste firme saranno consegnate fisicamente all'Assessore, assieme alla richiesta di assumersene coerentemente la responsabilità politica.
Questi dati e il goffo tentativo dell'Amministrazione di nasconderli dietro euforiche dichiarazioni di soddisfazione per le decisioni dei Consigli delle Istituzioni, hanno convinto ulteriormente gli Stati Generali a non ritenere conclusa la loro iniziativa, decidendo anzi di proseguire, dando alla loro organizzazione una forma legale, costituendosi in associazione e stabilendo rapporti di collaborazione con altri movimenti impegnati a livello nazionale per la costruzione di una scuola migliore.
Gli Stati Generali si sono impegnati a monitorare direttamente gli effetti che le iniziative dell'Assessore produrranno nelle scuole della Provincia: l'andamento delle iscrizioni mostra infatti uno spostamento importante del rapporto tra pubblico e privato a favore di quest'ultimo, in particolare a causa della soppressione degli Istituti Professionali che hanno determinato un calo clamoroso nelle iscrizioni agli Istituti tecnici e un aumento delle iscrizioni alla Formazione Professionale. Nubi scure si addensano in particolare all'orizzonte delle scuole di valle.
Tutto questo, assieme all'aumento del coefficiente per la formazione delle classi, ha già cominciato a proiettare la sua ombra sull'attribuzione e distribuzione delle cattedre: l'Assessore aveva preventivamente parlato di andamento "fisiologico", ma gli insegnanti precari denunciano la diminuzione delle cattedre e degli spezzoni disponibili per il prossimo anno scolastico. A questo proposito è emersa la proposta di impegnare i Dirigenti scolastici a non formare cattedre superiori alle 18 ore settimanali.
Per i precari, Equilibrio Precario ha anche annunciato di voler avviare un ricorso collettivo per l'ottenimento degli scatti di anzianità e di stipendio, oltre che il risarcimento danni per la ripetizione dei contratti a tempo determinato: sono ormai numerose, infatti, le sentenze dei tribunali Amministrativi di tutta Italia che hanno riconosciuto che questi diritti sono dovuti e tuttavia regolarmente negati ad una categoria che conta - a livello nazionale - ben 143mila insegnanti annuali, centinaia di migliaia di docenti temporanei e addirittura un terzo dei non docenti: bidelli, tecnici e amministrativi.
Questo ricorso andrà ad aggiungersi al Ricorso Straordinario al Capo dello Stato contro le Delibere della Giunta Provinciale: già avviato nei mesi scorsi per iniziativa di sei docenti e un genitore, sarà ora integrato per iniziativa degli Stati Generali con motivi aggiunti relativi alle ultime delibere che violano, tra l'altro, anche la Costituzione Repubblicana e lo Statuto Provinciale.
I fondi necessari per queste azioni legali sono stati raccolti in poche settimane da una sottoscrizione avviata dagli stati Generali, i quali hanno visto, anche in questa occasione, il generoso sostegno da parte di moltissimi insegnanti delle nostre scuole.
nz
nz
venerdì 21 maggio 2010
diritti negati
Di Vincenzo Brancatisano - I lavoratori precari della scuola hanno diritto al risarcimento del danno per reiterazione di contratti a termine. Non è tollerabile una normativa nazionale che vieta, unicamente nel settore pubblico, di trasformare in un contratto di lavoro a tempo indeterminato un susseguirsi di contratti abusivi a tempo determinato. Per questo un supplente ha ottenuto dal tribunale di Orvieto 45mila euro come ristoro per essere stato vittima di un'assunzione annuale ripetuta per nove anni. Un altro ha ricevuto dal giudice di Terni una somma corrispondente a 15 mensilità, più gli interessi legali. Un'altra sentenza è del tribunale di Milano.
Immaginiamo lo stupore di chi sa di essere precario non da anni, ma da decenni e di non aver mai saputo nulla in merito a questo diritto, che si quantifica, stando alla giurisprudenza, in circa 5mila euro l'anno di risarcimento. A questo si aggiunga il diritto agli scatti di anzianità e di stipendio, che si prescrive però (a differenza del risarcimento) dopo soli cinque anni di inerzia. Stupisce che i sindacati non abbiano fatto sapere in tanti anni ai propri iscritti dell'esistenza di due opportunità tanto concrete e consistenti.
Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica avrebbe dovuto spingere le organizzazioni a una più concreta difesa della legalità del rapporto di lavoro. Invece anche nei contratti collettivi firmati da loro si rinviene un'incredibile mole di discriminazioni a danno dei precari, che si è sedimentata negli anni come se fosse cosa ovvia. La discriminazione economica e normativa di lavoratori che svolgono identiche mansioni è contraria alla Costituzione del 1948 e all'Accordo quadro sul lavoro a tempo determinato recepito dalla Direttiva CE 99/70 alla quale si sono ispirati la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, prima, e a seguire molti tribunali italiani, cui si sono rivolti alcuni precari della scuola, docenti e non docenti, che hanno detto basta alla scandalosa sequenza di contratti a termine di cui sono vittima 143mila insegnanti annuali, centinaia di migliaia di docenti temporanei e addirittura un terzo dei non docenti: bidelli, tecnici e amministrativi.
Il dato secondo cui è precario il 13% degli insegnanti è una mera illusione statistica, poiché in molte classi è precario il 60-70% e spesso anche il 90% degli insegnanti. Ogni insegnante ha più classi e il precariato di un docente si espande come una metastasi nelle altre classi. Lucrando sui mesi estivi non pagati ai lavoratori precari e sulla mancata progressione di carriera, lo Stato immagina di risparmiare. Invece ci rimette. L'indennità di disoccupazione per i mesi estivi, il compenso sostitutivo delle ferie maturate e non godute e il tfr pagato a ogni licenziamento producono un maggior esborso immediato, cui si aggiunge il danno gravissimo alla continuità didattica indotto dall'indecente valzer di insegnanti.
Se non bastasse, sono precari spesso anche i presidi, che talvolta sono insegnanti incaricati di coprire una sede vacante. Buona parte dei docenti di ruolo, infine, passa ogni anno da una scuola all'altra. A
nulla serve a questo scopo l'albo regionale dei docenti annunciato dal governo e apprezzato dall'opposizione, poiché solo il 2,4% dei trasferimenti riguarda prof che tornano al Sud: è più facile che ci si
trasferisca da un quartiere all'altro.
Lo scandalo scuola prima o poi doveva scoppiare. Ora i nodi sono al pettine, il re è nudo. Una straordinaria mole di sentenze giudiziarie spiazza chi avrebbe dovuto fare le barricate a tutela dei diritti e
dell'uguaglianza. La legge italiana può legittimamente prevedere la reiterazione dei contratti a termine, nel pubblico, senza che si trasformino con sentenza in contratti a tempo
Immaginiamo lo stupore di chi sa di essere precario non da anni, ma da decenni e di non aver mai saputo nulla in merito a questo diritto, che si quantifica, stando alla giurisprudenza, in circa 5mila euro l'anno di risarcimento. A questo si aggiunga il diritto agli scatti di anzianità e di stipendio, che si prescrive però (a differenza del risarcimento) dopo soli cinque anni di inerzia. Stupisce che i sindacati non abbiano fatto sapere in tanti anni ai propri iscritti dell'esistenza di due opportunità tanto concrete e consistenti.
Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica avrebbe dovuto spingere le organizzazioni a una più concreta difesa della legalità del rapporto di lavoro. Invece anche nei contratti collettivi firmati da loro si rinviene un'incredibile mole di discriminazioni a danno dei precari, che si è sedimentata negli anni come se fosse cosa ovvia. La discriminazione economica e normativa di lavoratori che svolgono identiche mansioni è contraria alla Costituzione del 1948 e all'Accordo quadro sul lavoro a tempo determinato recepito dalla Direttiva CE 99/70 alla quale si sono ispirati la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, prima, e a seguire molti tribunali italiani, cui si sono rivolti alcuni precari della scuola, docenti e non docenti, che hanno detto basta alla scandalosa sequenza di contratti a termine di cui sono vittima 143mila insegnanti annuali, centinaia di migliaia di docenti temporanei e addirittura un terzo dei non docenti: bidelli, tecnici e amministrativi.
Il dato secondo cui è precario il 13% degli insegnanti è una mera illusione statistica, poiché in molte classi è precario il 60-70% e spesso anche il 90% degli insegnanti. Ogni insegnante ha più classi e il precariato di un docente si espande come una metastasi nelle altre classi. Lucrando sui mesi estivi non pagati ai lavoratori precari e sulla mancata progressione di carriera, lo Stato immagina di risparmiare. Invece ci rimette. L'indennità di disoccupazione per i mesi estivi, il compenso sostitutivo delle ferie maturate e non godute e il tfr pagato a ogni licenziamento producono un maggior esborso immediato, cui si aggiunge il danno gravissimo alla continuità didattica indotto dall'indecente valzer di insegnanti.
Se non bastasse, sono precari spesso anche i presidi, che talvolta sono insegnanti incaricati di coprire una sede vacante. Buona parte dei docenti di ruolo, infine, passa ogni anno da una scuola all'altra. A
nulla serve a questo scopo l'albo regionale dei docenti annunciato dal governo e apprezzato dall'opposizione, poiché solo il 2,4% dei trasferimenti riguarda prof che tornano al Sud: è più facile che ci si
trasferisca da un quartiere all'altro.
Lo scandalo scuola prima o poi doveva scoppiare. Ora i nodi sono al pettine, il re è nudo. Una straordinaria mole di sentenze giudiziarie spiazza chi avrebbe dovuto fare le barricate a tutela dei diritti e
dell'uguaglianza. La legge italiana può legittimamente prevedere la reiterazione dei contratti a termine, nel pubblico, senza che si trasformino con sentenza in contratti a tempo
giovedì 20 maggio 2010
stati generali
Mercoledì 26 maggio 2010
sono convocati
Gli Stati Generali
della Scuola Trentina
a Trento, Sala circoscrizionale di S. Giuseppe - S. Chiara
via Perini 2/1 (angolo via Giusti 35)
Ore 20.30
Presenteremo il conto all'Assessore:
consegneremo le firme raccolte per le nostre mozioni
e comunicheremo pubblicamente i dati delle delibere dei collegi docenti sull'Iniziativa innovativa
e comunicheremo pubblicamente i dati delle delibere dei collegi docenti sull'Iniziativa innovativa
Valuteremo la situazione concreta creata nelle scuole in prospettiva del prossimo anno scolastico: iscrizioni, orari, discipline, cattedre, didattica...
Faremo il punto rispetto al ricorso straordinario al Capo dello Stato
Daremo il via alla costituzione dell'Associazione Stati Generali
Valuteremo le opportunità di collegarci ai movimenti nazionali
di opposizione a questa riforma della scuola
Non mancare:
domenica 2 maggio 2010
1 maggio: il testo dell'intervento di EP
Musica: Manu Chao, Clandestino
Entrano due fantasmi:
8.711 alle Scuole elementari
3.661 alle scuole Medie
13.746 alle Superiori
15.000: tra il Personale non docente
Non una cabala, è la Finanziaria 2008 di Tremonti: sono 41.118 lavoratori a spasso.
Sono Donne e uomini. Senza un futuro, ma con un passato e un presente.
La riduzione prevista entro l'anno scolastico 2011-12 è di 140.000 posti.
Riguarda i docenti di tutte le discipline... tranne i 25.000 di religione: selezionati dalla curia e pagati dallo Stato!
Il più grande licenziamento di massa della storia.
E nessuno ne parla.
VIA I LENZUOLI.
“Ma in Trentino è diverso”, dicono.
“Questa è l'isola felice”. Dicono.
L'assessore Marta Dalmaso ha fatto la riforma dal volto umano.
Niente tagli. Dice lei.
Ma poi accorciano il tempo scuola, aumentano il numero di studenti per classe, aboliscono gli istituti professionali, riducono le ore di laboratorio.
Semplificano. Dicono loro.
Tagliano, replichiamo noi.
E anche qui, sull'isola felice, i partiti discutono, i sindacati trattano. Ma i precari non li vede nessuno. Fantasmi.
Siamo quasi tremila fantasmi che si aggirano per le scuole trentine. Tremila.
Siamo l 35% del totale degli insegnanti... e il Presidente Dellai ci dice che non contiamo niente.
Noi però non ci troviamo qui per caso: Diventare precario, non è stato facile:
abbiamo dovuto studiare parecchio Lauree, specializzazioni, master, concorsi ... poi siamo entrati in graduatoria: una specie di magazzino a cui l’amministrazione attinge... se ne ha bisogno... altrimenti tanti saluti!
Non siamo qui per caso: ci hanno formato, ci hanno selezionato, ci hanno messo in riga, ci hanno usato finché ce n’è stato bisogno.
Ma adesso hanno trovato il modo di risparmiare anche quei pochi soldi che ci han dato finora, grazie a quella che chiamano riforma. Anzi, “iniziativa innovativa”, hanno deciso di chiamarla.
Perché il Trentino deve distinguersi. Sempre. Fare da laboratorio.
E noi siamo le loro cavie.
Hanno sempre fatto così. E noi abbiamo sempre accettato supini, senza nemmeno l’illusione di una promessa:
“Finché io sarò presidente”, ha affermato Dellai nel 2007, “la Provincia autonoma di Trento non farà nessun provvedimento di automatica assunzione dei precari”. Se serve, posso fornire il numero di telefono del collega Toto' Cuffaro”.
Stavolta però i fantasmi hanno deciso di togliersi i lenzuoli, di farsi vedere, parlare e denunciare.
Non è più possibile tacere di fronte a una riforma che fin dalle sue premesse disegna una scuola di plastica, più povera, più debole, più passiva:
una scuola che sembra fatta apposta per creare cittadini docili e obbedienti, pronti ad accettare a loro volta qualsiasi infamia ritengano necessaria i soliti noti.
Così abbiamo fondato Equilibrio Precario. E poi EP ha incontrato gli studenti e assieme hanno convocato gli Stati Generali della scuola trentina.
E gli stati generali hanno sollevato una marea che ha finito per travolgere l'assessore.
Tre quarti degli insegnanti hanno detto NO alla sua riforma, votando contro o addirittura rifiutandosi di votare la sua proposta innovativa.
Gli studenti hanno riempito le strade, hanno occupato le scuole, hanno parlato chiaro
Ma l'assessore è ancora lì. E non si schioda.
Finge di non vedere e dice che gli insegnanti non la capiscono, oppure che pensano a difendere i propri privilegi.
Invece è la Dalmaso a non capire. Gli insegnanti, come gli studenti e le famiglie, protestano per una sola ragione: vogliono una scuola migliore, o per lo meno non peggiore.
Noi vogliamo una scuola pubblica e laica
La Dalmaso invece elimina gli istituti professionali e aumenta i fondi alle scuola privata del 15%.
Noi chiediamo una scuola ricca, efficiente e strategica.
Lei invece la impoverisce e la annacqua.
Noi pretendiamo una scuola autonoma dalla politica, democratica e trasparente
Lei invece impone un modello pensato da un gruppo di sedicenti “esperti”, e costruisce una scuola d’eccellenza per i pochi che se la possono permettere e una scuola parcheggio per tutti gli altri.
Noi chiediamo che gli insegnanti precari vengano finalmente stabilizzati
La Dalmaso invece li elimina, e precarizza anche gli altri con metodi ricattatori.
Attenzione però: i precari esistono ovunque, mica solo nella scuola: nelle aziende, nei cantieri, nei campi nell'università, nella pubblica amministrazione, nelle fabbriche
A progetto, interinale, stagionale, cococo, partite iva fasulle... ci sono 49 tipologie di contratto di lavoro in questo paese.
Senza contare il lavoro in nero... che fa cinquanta!
Noi siamo soltanto il primo anello della catena: insegnanti precari con il compito di formare i precari di domani.
Dobbiamo fornire loro conoscenze, abilità e competenze… ma soprattutto, dobbiamo dare il buon esempio!
Chi studia col precario... impara a precariare!
Loro la chiamano flessibilità. Ci dicono, loro, che è un'opportunità, una gran fortuna:
tutta la libertà di fare un sacco di cose, lavori diversi, mille esperienze... “magari in giro per il mondo”, come ha detto il ministro Brunetta.
A noi pare invece una fregatura: questa è proprio la negazione della libertà.
Dicono che è la globalizzazione...il futuro.
Dicono che la flessibilità... è moderna.
A noi pare invece una roba medievale: preghiere, paura, pellegrinaggi. Attesa.
Noi, per loro, siamo clandestini: sans papier!
Siamo cittadini a tempo determinato,
siamo la fascia elastica della produzione,
siamo la molla dell'economia,
siamo il costo variabile e il risparmio costante dei bilanci.
Siamo il ventre molle di questa società.
Quel che è certo è che un giorno un posto fisso l'avremo anche noi...
dentro una cassa, al campo santo...
O forse neanche quello.
Magari per quel giorno saremo ancora più moderni,
allora saranno flessibili anche i morti e ci daranno un loculo a tempo determinato.
O co.co.co. O a progetto.
Un loculo a progetto!
Tenetevelo per voi, il loculo a progetto!
Noi vogliamo quel che ci spetta, e lo vogliamo adesso!
Non come un privilegio, ma perché è un nostro diritto.
E non diteci che mancano le risorse:
Tanto più nella nostra ricca provincia, che per gli amici, e gli amici degli amici... i soldi li trova sempre.
Tanto più nella nostra ricca provincia, che per gli amici, e gli amici degli amici... i soldi li trova sempre.
Noi non vogliamo essere vostri amici.
E il numero di Cuffaro non ci interessa!
L’Italia è una repubblica
democratica
fondata sul lavoro. ...
Non sulla precarietà.
Musica: the Who – My generation
martedì 27 aprile 2010
1 maggio: festa dei lavoratori... precari
Al concertone del 1 maggio, al parco del Doss Trento
ci sarà anche Equilibrio Precario:
e gliele canteremo !
non mancate!
giovedì 1 aprile 2010
NOT IN MY NAME
La tragicommedia messa in scena dall'assessore Marta Dalmaso e dal suo entourage, con l'ordine impartito ai collegi docenti di votare tra lezioni di 50 o di 60 minuti, nel nome di una supposta "libertà di scelta", assume per noi insegnanti precari, molto più che per gli altri, i contorni della farsa.
A prescindere dalle ragioni pro o contro l'una o l'altra delle due opzioni, infatti, che senso ha chiedere il nostro voto per contribuire a decidere la durata delle lezioni nella scuola in cui lavoriamo quest'anno, quando non abbiamo la più pallida idea di dove - nè tantomeno se! - lavoreremo l'anno prossimo?
La "battaglia" sui 50 o 60 minuti mostra ancora una volta, in tutta la sua evidenza, la vergogna della condizione in cui sono costretti a vivere, anche nella nostra ricca Provincia, centinaia di insegnanti: sfruttati per coprire supplenze brevi o annuali, privati di diritti e di tutele, condannati a un futuro perennemente incerto... adesso pretenderebbero anche di usarci per portare acqua al mulino di questo governo provinciale che, ricattandoci, con la scusa di "salvare" il nostro posto di lavoro ci invita a votare la delibera "innovativa" Dellai/Dalmaso e le lezioni da 50 minuti.
La nostra risposta deve essere una sola, forte e chiara:
ASTENSIONE!
Non rendiamoci complici di questa truffa,
non cediamo all'idea che non votare equivale al "silenzio-assenso"
e dunque all'implicita adesione ai 50 minuti,
rifiutiamo questa logica binaria e falsamente democratica
e rispondiamo con un atto di disobbedienza civile,
difendendo la nostra libertà di pensiero e sottraendoci alla finta scelta che ci è stata imposta!
Alla fine faremo i conti, e se la nostra posizione risulterà diffusa nella maggior parte delle scuole - come tutti ci auguriamo - e magari condivisa anche dai docenti di ruolo, la Giunta non potrà ignorarne la valenza politica e dovrà prenderne atto. Non dovesse farlo, tirando dritta per la propria strada, dimostrerà definitivamente il proprio assoluto disinteresse per ogni forma di reale democrazia e di autentica partecipazione.
Se riusciranno ad imporre il loro progetto, l'avranno fatto a nome loro e al più di quelli che l'avranno assecondato: non certo in nome nostro.
martedì 16 marzo 2010
50 o 60?
A seguito dell'approvazione della Delibera di Giunta sui quadri orari e sul relativo accordo coi sindacati rispetto alla gestione del tempo scuola, si aprirà nelle singole scuole la discussione su come adeguare la nuova normativa alle specifiche esigenze didattiche dei relativi progetti di Istituto: la cosiddetta questione dei 50 o 60 minuti.
Riducendola ai suoi termini essenziali l'alternativa è tra il modello proposto dall'amministrazione Provinciale, che prevede unità orarie da 50 minuti, e quello adottato a livello nazionale con unità da 60 minuti.
L'opzione “trentina”, se da un lato rende possibile, a parità di tempo scuola totale, un numero maggiore di unità orarie settimanali che permetterebbe l'ampliamento dell'offerta formativa e la maggior articolazione del quadro orario, dall'altro pone il problema del “recupero”, per gli insegnanti, dei 10 minuti che differenziano l'unità oraria dal tempo di lavoro stabilito dal contratto. Recupero che ammonta, tutto compreso, a circa 110 ore annue.
L'opzione nazionale, invece, se da un lato elimina il problema del “recupero”, dall'altro costringe a impoverire l'offerta formativa e soprattutto, diminuendo la necessità di organico, produce una perdita immediata di posti di lavoro stimata intorno alle 200 unità (pari a circa la metà dei docenti precari attualmente impiegati in Provincia).
Le trattative al tavolo sindacale hanno finora assecondato le intenzioni dell'Assessorato e si sono concentrate sulla contrattazione del numero di ore da recuperare effettivamente, spostando l'asticella in funzione della disponibilità reciproca e giungendo in questi giorni ad un compromesso per cui ogni insegnante dovrà recuperare “soltanto” 70 ore, di cui 4 per l'aggiornamento e 66 in “attività con gli studenti”.
A questo punto la patata bollente passerà nelle mani dei collegi docenti che dovranno deliberare: 50 o 60?
Nell'assemblea del 12 marzo degli Stati Generali della Scuola Trentina, valutate le proposte sul tavolo e analizzati i pro e i contro delle due ipotesi, si è capito che si tratta di un falso problema o, meglio, di una questione soltanto accidentale: la sostanza sta invece nell'impostazione economicista e aziendalista della riforma, che discende direttamente dalle premesse ideologiche approvate con la delibera dell'11 settembre 2009, che pretende di valutare con cronometro “fordista” l'attività di docenti e studenti ...e che rischia di concretizzarsi a prescindere dalle decisioni dei singoli Collegi dei Docenti.
Se infatti si opterà per i 60 minuti, la riduzione delle cattedre e il conseguente risparmio per le casse dell'amministrazione saranno inevitabili e immediati.
Ma anche accogliendo la proposta dell'Assessore dei 50 minuti, si verrà a creare un enorme monte ore a disposizione dei singoli istituti che permetterà di risparmiare tutti i fondi con cui finora sono state retribuite le cosiddette attività accessorie all'insegnamento, dai progetti ai corsi di recupero, ai viaggi d'istruzione. Ma quel che è peggio è che, se non regolato adeguatamente, questo sistema potrebbe causare una analoga contrazione dei posti di lavoro: si pensi ad esempio alla possibilità di utilizzare quelle ore per le supplenze brevi (quanto brevi?) o per le compresenze, o per i corsi di recupero, per le attività funzionali o ancora per il sostegno agli studenti con BES... tutte attività che richiedevano o indirettamente producevano il ricorso alle graduatorie provinciali e d'Istituto.
Ridurre il personale per avere lo stesso lavoro (ipotesi da 60 minuti) o aumentare la produttività del lavoro a parità di personale (ipotesi dei 50 minuti) sono due varianti dello stesso gioco al risparmio. Questa riforma, nella variante Gelmini da 60 minuti o in quella Dalmaso da 50, è di fatto una ristrutturazione che informa la scuola a una logica puramente aziendale, considerando le famiglie clienti, gli studenti prodotti e il personale risorse umane. Una scuola in cui il taciuto calcolo dei costi e dei ricavi finisce per contare di più delle proclamate buone intenzioni di innalzare la qualità del servizio e di aggiornare la proposta educativa alle mutate esigenze della società contemporanea.
E tuttavia la scelta si presenterà inevitabile: che fare dunque?
A noi sembra evidente che l'ipotesi dei 50 minuti sia qualificabile come il male minore, non fosse altro che per la possibilità che offre di arricchire e articolare i quadri orari e conseguentemente di non rinunciare da subito a un numero così elevato di cattedre/posti di lavoro.
Detto questo, ci sembra fondamentale sollecitare i collegi docenti a far seguire e subordinare il voto dei minuti alla discussione e alla delibera (nei limiti dell'autonomia d'Istituto) delle modalità e dei criteri con cui recuperare le ore.
Si tratta innanzitutto, fin da subito e con la massima determinazione, di disinnescare tutti quei meccanismi che finirebbero per erodere cattedre/posti di lavoro: dall'orario potenziato alle supplenze brevi, alle compresenze ecc.
In secondo luogo è necessario abbandonare, con la stessa convinzione, la visione di quel “tempo in più” come un “furto di lavoro” e di cominciare piuttosto a pensare quell'enorme monte ore a disposizione come a una risorsa strategica per le nostre scuole: si tratta di trovare un accordo tra docenti e dirigenti per liberare quel tempo dalle rigide maglie burocratiche delle tabelle da riempire con le ore effettivamente lavorate e metterlo invece a disposizione della ricerca, della formazione, della creatività, dell'approfondimento, della sperimentazione, della solidarietà e di tutto quanto possa permettere ai docenti e agli studenti di migliorare concretamente la loro professionalità e la loro esperienza lavorativa e scolastica.
Gli Stati Generali della Scuola Trentina
Trento, 15 marzo 2010
mercoledì 10 marzo 2010
12 marzo ore 9.30 - Stati Generali!
Venerdì 12 marzo 2010
Giornata di sciopero generale
Il sindacato ha legittimamente scelto di aderire alle iniziative nazionali,
ma ciò non toglie la necessità di una mobilitazione locale
e concretamente ancorata alla questione della scuola,
ormai in vista del completamento della riforma Dalmaso.
Sono convocati
Gli Stati Generali della Scuola Trentina
a Trento, Sala circoscrizionale di S. Giuseppe - S. Chiara
via Perini 2/1 (angolo via Giusti 35)
Ore 9.30
Definiremo la struttura organizzativa degli SGST
Decideremo se e come proseguire la nostra lotta per una scuola migliore,
indipendentemente dai dettagli della riforma
Faremo il punto della situazione,
Proveremo a capire cosa c'è davvero in gioco con la questione dei 50 o 60 minuti e dei piani orari.
Non mancare:
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