Docenti precari, pioggia di ricorsi
TRENTO. Centinaia di raccomandate stanno intasando le cassette delle lettere del servizio scuola della Provincia. A inviarle gli insegnanti precari degli istituti superiori, che hanno tempo fino ad oggi per annunciare la propria intenzione di impugnare i contratti a tempo determinato chiedendone la conversione in «posti fissi». Un miraggio alimentato dalle sentenze dei giudici di tutta Italia. Secondo Alessandro Genovese e Nicola Zuin, fondatori degli Stati generali della scuola trentina, sono oltre 600 i docenti delle superiori che vanno avanti con contratti a tempo determinato e che potrebbero essere interessati a un eventuale ricorso. Il numero deriva dalla somma dei 383 insegnanti non a ruolo (sui 6.999 totali) e degli almeno 300 che si spartiscono le 204 cattedre "residue", cioè assegnate dai dirigenti. Il modulo per il ricorso è stato inviato a tutti i potenziali aventi diritto iscritti alla mailing-list degli Stati generali (ne erano disponibili di simili anche nelle sedi dei sindacati). A predisporlo è stato l'avvocato Franco Moser, che spiega quali sono i precedenti che hanno mutato la situazione in favore dei precari, sia dal punto di vista economico che dell'inquadramento: «Tra il 2009 e il 2010 numerosi tribunali hanno stabilito che il mancato riconoscimento degli scatti di anzianità agli insegnanti con contratto a tempo determinato fosse incostituzionale e contrario a una direttiva europea. In novembre poi due sentenze dei tribunali di Roma e di Siena hanno riconosciuto l'illegittimità di contratti reiterati all'infinito condannando le amministrazioni all'assunzione a tempo indeterminato dall'inizio dei rapporti di lavoro e al risarcimento del danno». La legge provinciale prevede un massimo di due rinnovi consecutivi (tre anni di docenza in totale), ma sono tantissimi i casi di "precariato cronico" che si prolunga anche oltre i dieci anni. A spingere tutti a muoversi in fretta è stata l'entrata in vigore del "collegato lavoro" (legge 183 del 2010), risalente al 24 novembre scorso. «Questo prevedeva che l'impugnazione del contratto andasse fatta entro 60 giorni dalla scadenza del contratto stesso», quindi entro il 23 gennaio. Non si tratta - precisa il legale - di una vera e propria impugnazione ma di un atto stragiudiziale, cioè di una semplice raccomandata con cui l'interessato esprime la volontà di richiedere la conversione del suo contratto in tempo indeterminato. Da quel momento il docente precario avrà altri 9 mesi di tempo per presentare il ricorso vero e proprio. L'auspicio dei precari è che la spada di Damocle dei ricorsi spinga finalmente la Provincia a mettere mano alla normativa.